“Un recitativo per il signor Antonio con un scherzetto di un’arietta fatta fresca fresca”: Marco Marazzoli, Giuseppe Vannucci and the exchange of music between Rome and Florence in the correspondence of marchese Filippo Niccolini Visualizza ingrandito

“Un recitativo per il signor Antonio con un scherzetto di un’arietta fatta fresca fresca”: Marco Marazzoli, Giuseppe Vannucci and the exchange of music between Rome and Florence in the correspondence of marchese Filippo Niccolini

Autore Elisa Goudriaan
Collana Recercare - Rivista per lo studio e la pratica della musica antica - Journal for the study and practice of early music
Dimensioni 17×24, pp. 186
Anno 2014
ISBN 9788870967760

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Negli anni 1658-1659 il marchese fiorentino Filippo Niccolini (1586-1666) ricevette ventotto lettere contenenti composizioni musicali inviategli da Giuseppe Vannucci, suonatore di violone e copista attivo a Roma nell’entourage della famiglia Chigi. Inoltre ricevette alcune lettere da Marco Marazzoli con recitativi e ariette appena composti. Le lettere di Vannucci e Marazzoli, insieme con altri documenti provenienti dall’archivio privato della famiglia Niccolini di Camugliano, oggi conservato a Firenze, permettono di gettare nuova luce sulle fasi iniziale della disseminazione di musica barocca romana e sulla sua ricezione a Firenze. Allo stesso tempo l’articolo dimostra l’esistenza di una piccola accademia di musica presso la villa del marchese Filippo Niccolini, la cui figura di mecenate musicale resta ancora inesplorata. Nel corso di lunghi anni (1622–1663) il marchese Niccolini fu maestro di camera del principe Giovan Carlo de’ Medici, fratello del granduca di Toscana Ferdinando ii de’ Medici. Grazie a questa posizione poté commissionare opere d’arte a famosi pittori fiorentini e non fiorentini. Mentre il mecenatismo artistico del marchese Niccolini è stato illuminato da diversi contributi scientifici, i suoi contatti con i musicisti e più in generale con la musica sono ancora da indagare. L’articolo prende in esame per la prima volta i suoi rapporti con alcuni musicisti, quali Marazzoli, Vannucci e pochi altri. Quando nel 1644 il principe Giovan Carlo de’ Medici fu nominato cardinale e di conseguenza dovette recarsi spesso a Roma, il marchese Niccolini a Firenze lo rappresentò agendo come soprintendente ai progetti culturali del cardinale (tra i quali la costruzione del teatro la Pergola) e viceprotettore delle accademie teatrali da lui patrocinate (per esempio, l’Accademia degli Immobili e quella dei Sorgenti). Niccolini fu inoltre investito talvolta del ruolo di soprintendente alle musiche per i drammi musicali fatti rappresentare dall’Accademia degli Immobili. Giuseppe Vannucci, figura fin qui sconosciuta di copista e suonatore di violone frequentava la corte dei Chigi a Roma, mantenendo stretti rapporti con i principi Agostino e Mario Chigi, rispettivamente il nipote e il fratello del papa regnante Alessandro vii. Vannucci ricevette dal principe Agostino un volume con trenta ariette, in gran parte di Carlo Caproli, e decise di copiarlo per intero a beneficio del marchese Niccolini. Oltre al libro di ariette del principe Agostino, Vannucci spediva settimanalmente al marchese fiorentino alcune ariette di nuova composizione non appena queste iniziassero a circolare negli ambienti della corte romana. Per essere sicuro che Niccolini non possedesse già alcune di queste ariette Vannucci gli forniva preventivamente gli incipit dei testi, grazie ai quali possiamo conoscere diverse arie e cantate finora ignote ai cataloghi delle opere di Carissimi, Caproli e forse anche di Antimo Liberati. Marco Marazzoli, tra l’altro, inviò personalmente alcune sue cantate al marchese Niccolini tra settembre e novembre 1658. Niccolini e Marazzoli si erano incontrati alcuni mesi prima, quando Marazzoli si era recato a Firenze, insieme con il poeta Sebastiano Baldini, per assistere alla rappresentazione dell’Ipermestra di Cavalli. In tale occasione Marazzoli era stato ospite della conversazione nel palazzo del marchese Niccolini. Nei mesi seguenti continuò a inviare al marchese alcune sue nuove composizioni, discutendo con lui a un livello di raffinata competenza. Spesso Marazzoli aveva in mente quale dei cantanti presenti a Firenze avrebbe potuto cantare i suoi brani, destinandone alcuni espressamente al celebre Antonio Rivani. Marazzoli fornì pure alcuni suggerimenti sull’interpretazione di certi passaggi difficili, descrivendo anche il carattere delle cantate. Le composizioni musicali mandate da Vannucci e Marazzoli erano forse commissioni ufficiali delle Accademie degli Immobili e dei Sorgenti. È anche possibile, tuttavia, che queste composizioni fossero destinate all’accademia musicale privata di Niccolini, che il marchese teneva nel suo palazzo fiorentino e nella sua villa a Camugliano, come lasciano supporre alcuni documenti rinvenuti nell’Archivio Niccolini, tra cui pagamenti per la rilegatura delle ariette venute da Roma e per l’accordatura di vari strumenti, quali violini, liuti, tiorbe, chitarre e un organo. Grazie alle opere musicali ricevute dal marchese Niccolini, la musica proveniente dagli ambienti aristocratici romani poté essere introdotta a Firenze. La possibilità di ricostruire il repertorio delle musiche ci permette di avere un’idea più chiara sulla vita di certe accademie o conversazioni di carattere effimero, che non hanno lasciato molte tracce della loro attività. C’è da notare infine come in certi casi, i copisti potessero influenzare il gusto dei loro committenti e orientare il collezionismo musicale.