Processi reiterativi e ostinati nelle sonate per pianoforte di Giacinto Scelsi Visualizza ingrandito

Processi reiterativi e ostinati nelle sonate per pianoforte di Giacinto Scelsi

Solo online

Autore Andrea Di Giacomo
Curatela Mario Baroni e Alessandra Carlotta Pellegrini
Collana Quaderni dell’Archivio Scelsi
N. 1
Dimensioni 17×24, pp.159
Anno 2013
ISBN 9788870967517

Le Sonate per pianoforte n. 2, n. 3 e n. 4 costituiscono un corpus abbastanza rappresentativo dell’orientamento stilistico di Scelsi fra la fine degli anni ’30 e la fine degli anni ’40, sebbene la loro esatta datazione non sia a tutt’oggi ancora certa. In esse è possibile riscontrare delle caratteristiche compositive che trovano una eco significativa nella produzione degli anni ’50: tali caratteristiche riguardano la concezione temporale, gli elementi melodici ripetitivi e gli ostinati. È tuttavia fondamentale formulare una classificazione dei differenti tipi di ostinato e di strutture ripetitive che si riscontrano nelle opere in questione: alcuni procedimenti risultano fortemente debitori di tendenze stilistiche tipiche del Novecento storico, mentre altri prefigurano un trattamento della percezione temporale e della concentrazione sonora che nell’opera di Scelsi trova una definizione compositiva matura solo a partire dagli anni ’50.

L’articolo propone una tassonomia dei suddetti procedimenti effettuata attraverso l’analisi delle tre Sonate, tenendo conto non solo dei passaggi caratterizzati dagli elementi reiterati, ma anche del contesto formale in cui essi si inseriscono. Dal confronto con opere del decennio successivo, come la Suite n. 8 (1952) e le Quattro illustrazioni (1953), si nota che solo due tipi di ostinato vengono utilizzati e riadattati in contesti formali abbastanza diversi da quelli delle sonate. Nelle opere degli anni ’50, infatti, la ripetizione diventa un mezzo per sviluppare quella ‘indagine infrasonica’ che raggiunge la piena maturità nei Quattro pezzi (ciascuno su una nota sola) e che necessita di una notevole maestria nell’impiego della microtonalità. Alcuni elementi di reiterazione di agglomerati sottoposti a sottili modifiche e alla decomposizione delle componenti armoniche – che hanno portato a vedere in Scelsi un precursore dello spettralismo – rivelano una ricerca sonora che prelude alla successiva fase microtonale e al conseguente abbandono del pianoforte come strumento privilegiato della sua attività compositiva.