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Manuale di canto fermo

Modelli e consuetudini nella prassi didattica tra XVI e XVIII secolo

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Autore Michele Chiaramida
Collana I Manuali
N. 8
Dimensioni 21×26, pp. XIII+279
Anno 2020
ISBN 9788855430524

L’origine di questo studio risponde alla necessità di conoscere in profondità la prassi esecutiva e la teoria del Canto Fermo durante il periodo dello sviluppo della polifonia e della musica strumentale sacra, soprattutto organistica. Tale urgenza nasce dalla convinzione che il Canto Fermo, come radice profonda del processo compositivo, presieda il fluire musicale come modello supremo, evocato tramite i mezzi dell’artigianato musicale.
Le moderne edizioni di canto gregoriano e la manualistica attualmente in uso — frutto del radicale ‘cambio di rotta’ impresso dal centro cultuale di Solesmes rispetto a secoli di ininterrotta tradizione didattica — non possono evidentemente inquadrare nei termini voluti la prassi del canto liturgico nel periodo che all’incirca va dal concilio di Trento alla fine dell’Ottocento.
Si profila così una sorta di dicotomia tra la prassi del canto sacro documentata dalle fonti, che chiameremo propriamente Canto Fermo e la prassi attualmente in uso e insegnata nelle scuole odierne, frutto dell’ipotesi interpretativa avanzata dal movimento solesmense, che possiamo continuare a marcare con la comune espressione canto gregoriano.
Il presente studio si basa sulle fonti didattico-normative che furono impiegate come sostegno all’insegnamento del Canto Fermo in seminari e istituti religiosi, e che costituirono la base della formazione del cantore ecclesiastico. Esse ci offrono una base documentale d’inestimabile valore per la capacità insita nella natura stessa di tale materiale di ridare un quadro indicativo non solo degli argomenti insegnati ma anche della stessa prassi pedagogica attuata.
Come hanno ascoltato e praticato il Canto Fermo i musicisti coevi di Palestrina, di Frescobaldi, di Monteverdi, etc? Quali era il patrimonio comune di esecutori, compositori e ascoltatori di quei secoli? Qual era il sostrato ideale, teologico e liturgico che alimentava l’esecuzione e la composizione? Qual era la teoria musicale di rifermento e quali i caratteri del sistema modale? Questo testo è un primo tentativo di dare risposta a tali domande e fornire così una possibile ri-costruzione di un modello effettivamente praticato e tramandato in modo pressoché intatto fino a buona parte del xix secolo.