Il Quintetto “La trota” (D 667) e la Sonata “Arpeggione” (D 821) di Schubert: un’analisi ‘trasversale’ dei movimenti iniziali Visualizza ingrandito

Il Quintetto “La trota” (D 667) e la Sonata “Arpeggione” (D 821) di Schubert: un’analisi ‘trasversale’ dei movimenti iniziali

Autore Fabrizio Ammetto
Collana per archi
Dimensioni 17×24, pp. 209
Anno 2012
ISBN 9788870967203

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Il saggio si concentra su due composizioni cameristiche di Franz Schubert (1797-1828), peculiari per gli organici (o per gli strumenti) impiegati, e caratteristiche per il fatto di non poter vantare (o addirittura per non avere affatto) un’importante tradizione compositiva: il Quintetto in La maggiore “La trota” (D 667) per pianoforte, violino, viola, violoncello e contrabbasso (composto nel 1819 e che riutilizza nel quarto movimento il tema del Lied omonimo dell’anno precedente) e la Sonata in La minore-maggiore (D 821) per arpeggione e pianoforte (risalente al 1824). Del Quintetto non esiste l’autografo: le due fonti primarie pervenuteci – un set di parti staccate allestite da Albert Stadler (un amico del compositore) e la prima edizione a stampa curata da Josef Czerny nel 1829, basata sulla partitura perduta di Schubert – divergono su un aspetto importante, cioè non fanno chiarezza su quale debba essere il tipo di strumento basso da utilizzarsi (il violone piccolo, con la corda grave Mi0, o quello più grande, con la corda grave Do0?). Nella Sonata D 821, invece, Schubert impiega dichiaratamente uno strumento particolarissimo, l’“arpeggione” (noto anche come “chitarra ad arco”, “chitarra d’amore”, o “chitarra-violoncello”), inventato e realizzato a Vienna da Johann Georg Staufer nel 1823, ma che rimase in uso solo per poco più di dieci anni. Almeno un aspetto lega queste due composizioni: nello sperimentare soluzioni strumentali particolari, Schubert sembra interessato ad ampliare il range dell’estensione disponibile. Per converso, una differenza importante si riscontra nelle gradazioni dei livelli sonori richiesti per i due tipi di organici: un’ampia gamma di indicazioni di sonorità – dal “ppp” al “ff” – nel Quintetto, un livello sonoro normalmente oscillante tra il “p” e il “pp” nella Sonata. Nella seconda parte del saggio vengono analizzate in dettaglio le strutture dei primi movimenti (entrambi in “forma-sonata”) del Quintetto e della Sonata, con un’attenzione rivolta anche agli aspetti esecutivi.