Giovanni Gabrieli, un consorzio di organisti, quattro compagnie di musici: documenti inediti sulla cooperazione musicale autonoma a Venezia nel primo Seicento Visualizza ingrandito

Giovanni Gabrieli, un consorzio di organisti, quattro compagnie di musici: documenti inediti sulla cooperazione musicale autonoma a Venezia nel primo Seicento

Autore Marco Di Pasquale
Collana Recercare - Rivista per lo studio e la pratica della musica antica - Journal for the study and practice of early music
Dimensioni 17×24, pp. 230
Anno 2016
ISBN 9788870968569

Cinque atti notarili attestano la fondazione di altrettante società di strumentisti e cantori dedite all’esercizio cooperativo della professione. Si tratta delle uniche prove finora emerse a Venezia di mutualismo fra musicisti non soggetto ad autorità civili o istituzioni patrocinanti. La prima compagnia era formata da otto organisti fra i più in vista della città: Giovanni Gabrieli, Francesco Sponga Usper, Giovanni Picchi, Giovanni Priuli, Giovanni Battista Riccio, Antonio Romanin e Giovanni Battista Grillo. Il loro proposito era di intercettare ogni commissione proveniente da confraternite e chiese locali. Le modalità operative dei soci traspaiono dalle liste delle spese per le feste annuali della Scuola Grande di San Rocco, che spesso li arruolò quasi al completo. Non è noto quanto a lungo abbia agito il consorzio, ma il fatto che, anche dopo la morte di Gabrieli, diversi membri mantennero rapporti di collaborazione con la confraternita suggerisce continuità con il passato. Altri atti rappresentano le sole testimonianze disponibili di tre compagnie di violini. Gli atti costitutivi definiscono due di questi sodalizi «compagnie grandi», qualifica dal significato ora imprecisabile, e individuano il loro ambito di azione nelle «feste principali, et grandi così de Procuratori, de sponsalitij, come de parentadi, et d’altro». Uno dei contratti informa che altre due compagini ad arco operavano nello stesso torno di tempo a Venezia e che, all’occorrenza, tutte e tre univano le loro forze. Un ultimo documento attesta l’esistenza di una compagnia di cantori, costituita da sei preti e un frate. Le cinque scritture pongono quesiti al momento irresolubili. A Venezia esistettero altre aggregazioni fra musicisti, ma è difficile comprendere perché documenti del genere di quelli presentati qui ancora siano irreperibili. Altri interrogativi riguardano i rapporti professionali che diverse compagnie potrebbero aver instaurato fra di loro e con la committenza. Ci si potrebbe chiedere se simili associazioni di tipo consortile fossero in grado di condizionare al rialzo il prezzo dei servizi musicali e inducessero i committenti al reclutamento di più, o più ampie, formazioni. È una questione posta anche dal corposo intervento alle celebrazioni per san Rocco di organisti associati a Gabrieli, ma non vi è modo di accertare quale fosse la funzione assegnata a ciascuno di essi e se tutti fossero effettivamente necessari.