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Indagini stilistiche sugli esordi dell’attività compositiva di Scelsi

Solo online

Autore Mario Baroni
Curatela Mario Baroni e Alessandra Carlotta Pellegrini
Collana Quaderni dell’Archivio Scelsi
N. 1
Dimensioni 17×24, pp.159
Anno 2013
ISBN 9788870967517

Il metodo d’analisi si è ispirato alla teoria della grammatica esposta dall’autore in studi precedenti. Nel caso presente i parametri analizzati sono stati organizzati in: aspetti macro-formali, fraseggio, tessitura, schemi di tensione, aspetti armonico-tonali; le strutture sono coerenti fra loro; le ragioni della coerenza non vanno cercate nelle strutture stesse, ma nei risultati espressivi che esse producono; chiamiamo stile l’insieme delle strutture e la coerenza dei loro risultati espressivi; le strutture stilistiche sono parzialmente instabili; i loro mutamenti modificano solo alcuni particolari dell’insieme, al fine di trovare coerenze parzialmente diverse, ma conservano stabili i fondamenti della propria grammatica.

Le dieci opere esaminate sono state divise in quattro gruppi distinti da coerenze stilistiche diverse. Il primo gruppo (riferibile a tradizioni francesi del primo Novecento) comprende Chemin du coeur per violino e pianoforte e Scherzo per pianoforte.

Le opere del primo gruppo (composte poco prima o poco dopo l’anno Trenta) si distinguono dal contemporaneo meccanicismo di Rotativa (che si qualifica perciò come episodio occasionale nella produzione di Scelsi) per una spiccata tendenza alla riflessione interiore: nel primo brano essa si manifesta con caratteri dichiaratamente post-debussyani, mentre nel secondo pur conservando alcuni di questi caratteri, li accompagna anzitutto con un assetto formale accentuatamente disorganico e poi con un deciso distacco da appoggi tonali e con un uso disinvolto delle dissonanze.

Il secondo gruppo di opere (databile attorno al 1934) è caratterizzato da una straordinaria saldezza formale che fa pensare ai consigli di un maestro sapiente, della cui identità precisa, tuttavia, non resta alcun indizio. Alcuni episodi di burlesca leggerezza della Sonata per violino richiamano tracce di estetica neoclassica, che, anche in questo caso, sembrano essere occasionali e del tutto momentanee. La Sonata per pianoforte invece è caratterizzata, dal punto di vista delle strutture di tensione e di tessitura, da ripetuti e drammatici raggiungimenti di culmini.

Nel terzo gruppo, nato probabilmente fra il 1934 e il 37, Capriccio si distingue da Four poems, anzitutto perché in esso non si trovano (come nei Poems) tracce esplicite di interessi atonali e poi perché la sua dichiarata disorganicità formale lo collega piuttosto alla precedente esperienza dello Scherzo. Anche i Quattro poemi sono abbastanza eterogenei fra loro, tuttavia in tutte le opere del gruppo, c’è un aspetto grammaticale evidente, che le accomuna e che le distingue dai testi precedenti, cioè la tendenza a sonorità particolarmente aspre e decisamente portate a negare le figure accordali della tradizione. Il fascino di maestri del centro Europa come Koehler e Klein e di modelli compositivi diversi da quelli in uso in Italia e in Francia è indubbio, anche se i possibili influssi di Skrjabin e di Berg non arrivano a concretizzarsi nei procedimenti tecnici specificidi nessuno dei due.

L’ultimo gruppo ha messo in luce differenze stilisticamente rilevanti fra i brani della Suite n. 2. Ciò farebbe pensare a composizioni nate in momenti diversi del decennio. In alcune di esse (per esempio la n. 1, ma anche altre non analizzate nel presente articolo) si osservano tracce evidenti di procedimenti tonali, mentre in altre (ad esempio la n. 5) si trovano procedimenti ripetitivi tipici di opere posteriori, appartenenti agli ultimi anni Trenta e ai primi anni Quaranta.

L’analisi nel suo complesso propone l’ipotesi che Scelsi abbia adottato in quegli anni due strategie compositive diverse e parallele: da un lato, probabilmente con l’aiuto di alcuni maestri esperti, egli scrisse un buon numero di opere ben costruite e consapevoli di modelli preesistenti, alcune delle quali figurano nelle dieci analizzate in questo articolo; d’altro lato egli improvvisava al pianoforte dei brani che, con il contributo di alcuni collaboratori, redigeva poi in forma scritta e talvolta anche pubblicava.