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El concierto antiguo italiano (1692–1710)

Con la edición crítica de doce obras de Torelli, Gregori, Jacchini, Motta, G. Taglietti, Albinoni, Bergonzi, B. Marcello, Valentini, Vivaldi 

(In Spanish)

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Author Fabrizio Ammetto
Series Biblioteca Musicale
Nr. 34
Size 21.5×31 p. X+330
Year 2019
ISBN 9788870969870

Price 40,00 €

Negli ultimi due decenni del XVII secolo nacque e si consolidò in Italia una nuova forma strumentale, destinata a perdurare ininterrottamente fino ai nostri giorni: il ‘concerto’. All’inizio la sua struttura e le sue modalità esecutive furono piuttosto eterogenee, a seconda dei contesti culturali, tradizioni, stili e scuole dell’area geografica di provenienza (Roma, Bologna, Venezia, ecc.), come pure per la differente organizzazione interna di ciascuna orchestra.

Tra il 1682 e il 1711 – anno in cui vide la luce l’Estro armonico, op. III di Antonio Vivaldi, considerato il capostipite del concerto barocco maturo – vari compositori, perlopiù italiani, contribuirono al primo sviluppo del ‘concerto strumentale’ grazie alla pubblicazione di circa venti raccolte a stampa: alcuni di questi autori sono oggi ampiamente riconosciuti, mentre altri sono meno noti o, addirittura, quasi dimenticati.

Nel volume viene offerto un panorama storico e un’analisi dettagliata delle differenti tipologie strutturali del concerto antico italiano (concerto grosso, concerto di gruppo, concerto solistico), assieme all’edizione critica di dodici composizioni rappresentative di Giuseppe Torelli (op. V n. 2, op. VIII nn. 5 e 8), Giovanni Lorenzo Gregori (op. II n. 3), Giuseppe Maria Jacchini (op. IV n. 9), Artemio Motta (op. I n. 4), Giulio Taglietti (op. IV n. 8), Tomaso Albinoni (op. V n. 3), Giuseppe Bergonzi (op. II n. 5), Benedetto Marcello (op. I n. 2), Giuseppe Valentini (op. VII n. 11) e Antonio Vivaldi (RV 528).

Grazie alle partiture qui presentate – in ‘prima’ edizione moderna nella maggior parte dei casi – è possibile osservare la straordinaria varietà formale, stilistica e strumentale testimoniata dai primi esempi di concerti: nella differente estensione di ciascuna composizione; nel numero variabile dei movimenti, da tre a sei (in alcuni casi suddivisi a loro volta in più sezioni); nel numero di parti reali impiegate, da due a sette; nella varietà degli strumenti richiesti per la linea del basso continuo (arciliuto, clavicembalo, contrabbasso/i, organo, tiorba, violoncello/i, violone).

Non è casuale che la sorprendente qualità artistica di questi concerti antichi italiani fu immediatamente riconosciuta da importanti compositori al nord delle Alpi: infatti, un terzo delle opere qui presentate in edizione critica venne studiato e trascritto – per clavicembalo o organo solo – da Johann Sebastian Bach (BWV 980 e 981) e da Johann Gottfried Walther (LV 131 e 140).

Il volume è stato recensito da Michael Talbot su Studi Vivaldiani 19-2019. (pp. 92,103): 

...L’ampio capitolo introduttivo, intitolato «El contexto del concierto» («Il contesto del concerto»), è una versione leggermente modificata di quello iniziale di una precedente monografia di Ammetto sui concerti vivaldiani per due violini. Questo resoconto, che assolve egregiamente lo scopo a cui è stato destinato nella sua nuova collocazione editoriale, costituisce a mio parere il miglior compendio storico e la più scrupolosa trattazione analitica sui concerti del primo Settecento attualmente disponibile sul mercato.