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Fantasmi e vampiri: le voci dell’orrore dalla novella romantica al teatro musicale nella Germania del primo Ottocento
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| Author | Elisabetta Fava |
| Editor | Camillo Faverzani |
| Series | Sediziose voci. Studi sul melodramma |
| Nr. | 7 |
| Size | 17×24, pp. XXV+462 |
| Year | 2018 |
| ISBN | 9788870969429 |
Alors qu’au théâtre et dans la nouvelle l’on a spontanément recours à des descriptions du genre musical afin de séparer les voix surnaturelles des voix humaines, à l’opéra et dans le Lied les compositeurs doivent inventer une écriture qui se détache du contexte, de manière à transmettre à ceux qui écoutent l’impression de se trouver face à des voix et à des sons en-dehors de la vie quotidienne. Cet essai se propose de montrer comment, aussi bien dans les spéculations théoriques que dans les réalisations pratiques, on a essayé de refléter la non-vie du spectre ou du démon, en nivelant la composante rythmique, en remplaçant la mélodie par des traits de déclamation pure, en cassant la logique harmonique ou en remplaçant enfin l’écriture régulière et articulée des chœurs par des mélanges cacophoniques ou par la sècheresse de l’unisson.
Mentre nel teatro di prosa e nella novellistica si ricorre spontaneamente a descrizioni di tipo musicale per distinguere le voci sovrannaturali da quelle umane, nel teatro musicale e nel Lied i compositori devono inventare una scrittura che si stacchi dal contesto, se vogliono trasmettere all’ascoltatore la sensazione di essere di fronte a voci e suoni fuori dalla vita quotidiana. Il saggio si propone di mostrare come, nelle perorazioni teoriche e nelle attuazioni pratiche, si sia cercato di riflettere la non-vita dello spettro o del demone, livellando la componente ritmica, sostituendo la melodia con tratti di pura declamazione, spezzando la logica armonica o, infine, sostituendo la scrittura regolare e articolata dei cori con impasti cacofonici o con l’asciuttezza degli unisoni.
Mentre nel teatro di prosa e nella novellistica si ricorre spontaneamente a descrizioni di tipo musicale per distinguere le voci sovrannaturali da quelle umane, nel teatro musicale e nel Lied i compositori devono inventare una scrittura che si stacchi dal contesto, se vogliono trasmettere all’ascoltatore la sensazione di essere di fronte a voci e suoni fuori dalla vita quotidiana. Il saggio si propone di mostrare come, nelle perorazioni teoriche e nelle attuazioni pratiche, si sia cercato di riflettere la non-vita dello spettro o del demone, livellando la componente ritmica, sostituendo la melodia con tratti di pura declamazione, spezzando la logica armonica o, infine, sostituendo la scrittura regolare e articolata dei cori con impasti cacofonici o con l’asciuttezza degli unisoni.