De la tragédie biblique au hiérodrame
Jephté (1732) de Montéclair et Pellegrin et Jephté (1783) de Rigel et Dancourt
Autore | Nathanaël Eskenazy |
Curatela | Camillo Faverzani |
Collana | Sediziose voci. Studi sul melodramma |
N. | 8 |
Dimensioni | 17×24, pp. XXIV+441 |
Anno | 2019 |
ISBN | 9788855430159 |
La storia di Iefte viene poco rappresentata. La tragedia biblica di Montéclair e Pellegrin, come pure lo hiérodrame di Rigel et Dancourt, rivelano che con questi librettisti e compositori la storia riscontra un certo favore nel corso del 700. In realtà, le due opere si iscrivono in un processo di desacralizzazione del tema biblico. In effetti, sono fortemente influenzate dal genere operistico. La desacralizzazione è pure dovuta ai luoghi della rappresentazione, in ambito non religioso. Facendo passare la narrazione biblica sulla scena dell’Opéra o del Concert Spirituel, compositori e librettisiti rendono nebuloso il limite tra sacro e profano. Ciò non toglie che, tramite un tal tema, Pellegrin tenta di ridare al genere lirico un maggior valore etico, se non una maggiore virtù, mentre Dancourt si iscrive nella vena tragica ed epurata della riforma di Gluck.
Nathanaël Eskenazy (Université Paris Saclay)
Insegnante di lettere moderne nelle scuole secondarie, ho discusso una tesi di dottorato dedicata all’influenza francese nelle opere tratte dalla Gerusalemme liberata, da Vivaldi a Rossini. Ex allievo di cultura musicale e di basso continuo presso i conservatori di Lione e di Parigi e della Haute École de Musique di Ginevra, ha scritto vari articoli per diverse istituzioni musicali. È stato pure redattore e correttore per il CNED e cultore della materia presso l’Università della Sorbona.