Selva Armonica. La musica spirituale a Roma tra Cinque e Seicento Visualizza ingrandito

Selva Armonica. La musica spirituale a Roma tra Cinque e Seicento

Autore D. Filippi
Collana Brepols – Speculum musicae
N. 12
Dimensioni 21×26, pp. XVI+484, 26 b/w ill.,
Anno 2008
ISBN 9782503527789

La musica spirituale cinque-seicentesca, nonostante il contributo di alcuni dei massimi autori del periodo (da Palestrina a Marenzio, de Monte, Lasso, Monteverdi), ha goduto a lungo, in epoca moderna, di ben scarsa considerazione. Sino a tempi recenti e recentissimi pochi studi hanno consentito di orientarsi in questo repertorio poetico e musicale, in realtà assai cospicuo e intrecciato in molti e diversi modi alla vita culturale e spirituale di una stagione «intensamente consolata e dilaniata dall’idea religiosa» (G. Pozzi). E se negli ultimi anni si sono andati accumulando fotogrammi storico-analitici talvolta ad altissima definizione, si avverte ora il bisogno di nuove sintesi che superino la frammentazione, traccino inedite linee interpretative e restituiscano fluidità ai processi. Sull’onda di riflessioni del genere è nato il percorso centripeto proposto in questo libro: da un luogo geografico e culturale, Roma, a uno specifico ambiente spirituale e artistico, l’Oratorio di san Filippo Neri – fra i più influenti e originali nel cattolicesimo postridentino –, a una silloge poetico-musicale, la Selva armonica (1617) di Giovanni Francesco Anerio. Prendendo le mosse da alcuni lineamenti generali di storia della cultura e da una precisa messa a fuoco del teatro degli eventi, vengono qui ripercorsi i presupposti teorici del rapporto fra musica e spiritualità (da Agostino ai mistici ‘musicali’ del Medioevo), verificandone poi la risonanza nell’epoca postridentina – così creativa nello sposare il canto alla catechesi, l’arte all’orazione, la letteratura alla mistica. L’attenzione si concentra poi progressivamente sulle parabole esemplari di un compositore, un poeta e una raccolta: G.F. Anerio, Agostino Manni, la Selva armonica, che formano l’oggetto primario, ma non esclusivo, di una serrata disamina analitica. La Selva si rivela un luogo d’osservazione privilegiato, in cui si incrociano tante strade della cultura musicale romana a cavallo tra i due secoli: contemperati nelle possibilità proprie della scrittura monodico-concertata, vi si ritrovano il dinamismo ritmico e coloristico dei generi minori (la canzonetta, e naturalmente anche la lauda), la maturità armonica e l’eleganza di linee dell’ultimo madrigale romano, la disinvoltura contrappuntistica nativa nei maestri di cappella postpalestriniani. Ma questo vario arboreto è improntato a un perfetto equilibrio fra le esigenze del docere, del movere e del delectare, e la sperimentazione espressiva vi si lascia governare, felicemente, dalla rhetorica divina.