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Codice α.M.5.24 (Mod A) (Il)

Curatela Anne Stone, con un saggio di Federica Toniolo
Collana Ars Nova
N. Nuova serie, 1. Ars Nova Reprint
Dimensioni Tomo I, riproduzione fotografica a colori. 30×21.5, pp. XV+106; Tomo II, Studio Introdutivo 17×24, pp. 171
Anno 2013
ISBN 9788870967357

Il codice estense α.M.5.24 (olim Latino 568, più noto con la sigla ModA) è uno dei testimoni più rappresentativi della diffusione della musica francese in Italia ad opera di compositori nostrani del tardo Trecento e primo Quattrocento. La portata del fenomeno era ben presente ai contemporanei come Prosdocimo de’ Beldemandis che nel 1412 si scagliava contro coloro che alla propria tradizione preferivano l’“arte gallica”, stimandola più bella, sottile, perfetta. Il manoscritto testimonia 100 composizioni, delle quali 56 unica (12 parti di messa, 1 inno, 3 mottetti, 1 mottetto in forma di caccia, 36 ballades, 17 rondeaux, 19 virelais, 2 canoni, 1 caccia, 2 madrigali e 6 ballate). Matteo da Perugia è l’autore più rappresentativo, con oltre 30 composizioni, seguito da Antonello da Caserta del quale sono copiate 6 delle 8 composizioni su testo francese. Fra gli altri si trovano nomi noti e meno noti (Antonio Zacara da Teramo, Filippotto da Caserta, Jaquemin de Senleches, Guillaume de Machaut, Bartolino da Padova, Bartolomeo da Bologna, Johannes Ciconia, Corrado da Pistoia, Egardus, Magister Egidius, Johannes de Janua, Matheus de Sancto Johanne, Andreas Servorum, Blasius, Galiot, Grenon, Hasprois e Francesco Landini), ed è in effetti l’identificazione e la biografia di alcuni di essi a costituire uno dei maggiori problemi aperti. Ancora senza risposta sono molte domande riguardanti l’ambiente culturale e le vicende storiche delle quali il codice sarebbe il prodotto, di cui sarebbero la spia i testi intonati. Domande che investono problemi paleografico-musicali, notazionali e, più in generale, musicali, nonché la presenza di decorazioni miniate di una certa consistenza.