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Worth the price of the Musurgia universalis: Athanasius Kircher on the secret of the “metabolic style”

Solo online

Autore Jeffrey Levenberg
Collana Recercare - Rivista per lo studio e la pratica della musica antica - Journal for the study and practice of early music
Dimensioni 17×24, pp. 260
Anno 2016
ISBN 9788870968996

Al culmine del primo volume della Musurgia universalis, Athanasius Kircher cercò di giustificare il caro prezzo del suo trattato, offrendo al lettore il segreto dello «stile metabolico», come praticato da compositori quali Carlo Gesualdo, Domenico Mazzocchi ed altri. Se per lungo tempo lo stile metabolico ha continuato ad affascinare gli storici e i teorici della musica, solo di recente grazie anche al testo di Kircher, esso è stato oggetto di una disamina serrata. Sia Patrizio Barbieri sia Martin Kirnbauer, nei loro penetranti e aggiornati studi, concordano nel definire lo stile metabolico come mutazione della modalità, trasposizione della finale e variazione della specie (diatonica, cromatica, enarmonica), elementi che comporterebbero nella pratica l’uso di strumenti cromatici o enarmonici, data l’ampia gamma di note utilizzate in questo stile. Attraverso una lettura alternativa della Musurgia universalis di Kircher, il mio articolo si propone di sostenere che alcune musiche in stile metabolico potrebbero essere state concepite e destinate a essere eseguite con i comuni strumenti accordati con il temperamento del medio tono. A differenza dei teorici-compositori di musica in stile metabolico, ispirati dalla ricerca umanistica di Giovan Battista Doni, i musicisti pratici utilizzavano le sonorità del medio tono per rendere particolari passi del testo cantato. Tali sonorità ‘stonate’ erano, dunque, uno dei segreti dello stile metabolico che Kircher cercava di svelare ai suoi lettori. Per sostenere la mia tesi, ho suddiviso l’articolo in varie sottosezioni, in cui fornisco un’attenta rilettura della complessa prosa di Kircher ed evidenzio i punti in cui sono d’accordo o divergo dalle tesi di Barbieri e Kirnbauer.
Innanzitutto ho riconsiderato le argomentazioni di Kircher sull’enarmonicismo «ab autore intento», deducendo come lo stesso trattatista sostenesse che i musicisti pratici sostituivano i bemolli con i diesis e viceversa nel suonare gli strumenti accordati con il medio tono, pur conservando una notazione imprecisa dal punto di vista acustico. Conferme di questa prassi emergono dagli scritti di Scipione Stella, musicista della cerchia di Gesualdo, e di Doni. L’uso di questi suoni enarmonici ‘scordati’ è esemplificato in alcuni esempi che Kircher ricava dalle opere di Domenico Mazzocchi e Galeazzo Sabbatini. Sottolineo in particolare le discrepanze tra Kircher e Mazzocchi sulla divisione del tono intero e quella, forse più imprevedibile, tra la musica enarmonica di Sabbatini e la tastiera enarmonica. Una volta svelati gli intervalli enarmonici usati dai musicisti pratici, essi vennero disinvoltamente incorporati nello stile metabolico, come esemplificato da Kircher.
Oltre a riconsiderare gli esempi scelti da Kircher, ho rilevato che il capitolo della Musurgia universalis sullo stile metabolico tradisce un debito nei confronti non di Doni — come finora si era presunto — ma di Gioseffo Zarlino, nei cui scritti possiamo ravvisare l’esordio dello stile metabolico.
Infine, questo studio vorrebbe anche incoraggiare nuove esecuzioni ‘storicamente informate’ della preziosa musica cromatica ed enarmonica di Gesualdo, Mazzocchi, Michelangelo Rossi e altri, allo scopo di ricreare più fedelmente i suoni che echeggiavano a metà Seicento nell’accademia dei Barberini a Roma. Anche se il capitolo sullo stile metabolico della sua Musurgia universalis è carente di informazioni da vari punti di vista, Kircher, al di là dei limiti che lui stesso riconosceva, ebbe il merito di portare alla luce un genere di musica reservata, lasciandoci la chiave per sbloccarne i misteriosi meccanismi.