L’orecchio di Proteo Visualizza ingrandito

L’orecchio di Proteo

Saggio di neuroestetica musicale

Ambiguità, trappole cognitive, strategie decisionali

Maggiori dettagli

Autore Carlo Alessandro Landini
Collana Studi e Saggi
N. 37
Dimensioni 21×30, pp. X+848
Anno 2021
ISBN 9788855430623

Nella musica è possibile scorgere, assicura Proust, “tutto un mondo di possibilità e combinazioni”. In un noto passo della Recherche il Narratore spiega che ogni parola potrebbe trasporsi in un linguaggio altro da quello originale e che anche “un universo unicamente udibile potrebbe essere non meno vario dell’altro”, quello reale, sottoposto al vaglio di tutti i sensi. Se è vero che l’universo dei suoni è “non meno vario” di quello delle persone, delle cose e dei nomi che le designano, ciò avviene — anche, ma non solo — in virtù del calcolo combinatorio che permette di individuare, all’interno di una forma musicale qualsiasi, eventi e valori potenzialmente infiniti per poi ricombinarli in base a una varietà, essa pure infinita, di intervalli, di frammenti di melodia, di accordi (nonché di attese riferite ad un retorica discorsiva che varia da persona a persona, da caso a caso). In questo volume si passano in rassegna le diverse modalità in base a cui è possibile estendere la categoria dell’ambiguità al più vasto ambito musicale. Ambiguità nella creazione musicale — assimilabile al problem solving degli economisti, ma assai meno determinante e risolutivo di quanto uno possa ritenere —, ambiguità così nella lettura e resa dell’interprete — con la pesante ipoteca del “filologicamente corretto” (quasi mai, per fortuna, rispettato) —, come pure nella valutazione e nel giudizio di tutti gli operatori, autorizzati o meno, competenti o meno, che intervengono nella più vasta filiera della produzione di un brano musicale: dalla sua progettazione (delegata al compositore, più o meno bravo), alla sua pubblica esecuzione (affidata all’interprete, più o meno fedele), al suo ascolto (del quale si farà carico il pubblico, anche se non sempre di buon grado). A questo scopo si prendono in esame così i processi cognitivi, consapevoli e meno, che presiedono alla decifrazione e decodifica di un qualsiasi messaggio musicale da parte del cervello, come anche i meccanismi neurormonali in grado di renderne gradevole, o almeno accettabile, l’esperienza e l’ascolto. Entrambi saranno sempre e comunque il risultato di un decision making solo apparentemente istantaneo, ossia frazionato e disperso nel tempo, in realtà destinato a sfociare regolarmente nel tributo che la memoria (a lungo, a medio, a breve termine) pagherà alla percezione di una forma musicale irrinunciabilmente finita e conclusa, qualunque ne sia il grado di complessità, di artificiosità, di raffinata seduzione esercitata sul cervello dell’ascoltatore.