« Mourir de la mort »
Deux réflexions sur la mort sur la scène d’opéra : La Mort d’Adam de Jean-François Le Sueur et Kain d’Eugen d’Albert
Autore | Fedora Wesseler |
Curatela | Camillo Faverzani |
Collana | Sediziose voci. Studi sul melodramma |
N. | 8 |
Dimensioni | 17×24, pp. XXIV+441 |
Anno | 2019 |
ISBN | 9788855430159 |
Se il decoro ha vietato a lungo la rappresentazione scenica di personaggi in punto di morte, la morte è pur diventata un ingrediente di base della drammaturgia operistica, in particolar modo a partire dall’800, quando abbondano omicidi, suicidi e uccisioni; ne sono a testimonianza le numerose arie d’addio. Un caso particolare rivestono due opere tratte dall’Antico Testamento: La Mort d’Adam di Jean-François Le Sueur, data nel 1809, attinta dal dramma di Klopstock, e, un secolo dopo, Kain di Eugen d’Albert, dato nel 1900. Nonostante la fama dei compositori, le due opere hanno riscosso scarso successo, fatto che possiamo spiegare in parte con il loro aspetto inconsueto: in fondo si tratta di due riflessioni sulla morte. In effetti una tale forma di astrazione resta pur sempre rara in scena e forse è persino contraria alla drammatutgia operistica, caratterizzata dalla rappresentazione diretta dei conflitti esistenziali.
Fedora Wesseler (Université de Paris–Sorbonne)
Addottoratasi in letterature comparate con una tesi sul sublime all’opera e a teatro nel primo ’900, ha lavorato come drammaturgo a Zurigo, a Salisburgo, a Lubecca e a Monaco. Ha pubblicato saggi dedicati a Victorien Sardou e a Romain Rolland. In volume: Oscar Straus. Annäherungen an einen zu Unrecht Vergessenen. È traduttrice di teatro, di prosa e di poesia.